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Mare Verticale – Intervista a sten e Lex

9 luglio 2010

Ecco la mia intervista integrale a -sten- e Lex pubblicata sul Mucchio n. 660/661 di luglio/agosto 2009.

Street Art. Due firme prestigiose e pionieristiche della rivoluzione Stencil capitolina, -sten- e Lex, si raccontano conducendoci nel cuore di quel mare verticale, così “inquinato” da segni e immagini, tanto sferzante e perturbante quanto fragile e seducente.

Di Andrea Provinciali

Camminando per Roma, soprattutto nelle strade di quartieri come San Lorenzo e Pigneto, capita di restare spiazzati dinnanzi a muri pieni di poster, tag, scritte di ogni sorta e strepitosi lavori di Street Art dall’impatto emozionale e immaginifico sbalorditivo. Proprio con due degli artisti che insieme hanno “imbrattato” e firmato la maggior parte del tessuto urbano della Città Eterna ma non solo, -sten- e Lex, abbiamo deciso di approfondire il concetto di Street Art, con tutte le sue sfumature, problematiche, contraddizioni e prospettive. Un’arte imberbe che sarà riconosciuta e compresa soltanto a posteriori – come sempre, del resto -, perché ancora fin troppo circondata da disaffezione e freddezza, ma già in grado di rappresentare un elemento perturbante di non poco conto per la Società.

Chi sono -sten- e Lex?
-sten-&Lex
: Sono segni che appartengono alle pareti di Roma. Stencil e poster, pezzi di carta dipinti ed attaccati al muro. Volti che sorvegliano i passanti, i giganti della strada, a volte osservano i pedoni a volte è la gente che deve scoprirli. Sono lavori che invecchiano per strada e diventano col tempo parte di essa. Con i poster questa mutazione temporale è più visibile dato che la carta invecchia prima, ammuffisce, ingiallisce cambia come i manifesti elettorali e la cartellonistica pubblicitaria.

Quando avete iniziato a “imprimere” le vostre opere sui muri? E perché?
-sten-
: Ho iniziato dopo aver lasciato gli studi scolastici. A 18 anni me ne sono andato di casa a lavorare a Londra in un pub. Dato che mi rimaneva del tempo libero giravo per Londra e notavo che molte case ed interni domestici ma anche chiese erano decorate da stencil con trame floreali e religiose. Mi comprai all’edicola un libro per casalinghe “Stencil For Your House” e cominciai a decorare appartamenti e case dopo aver messo un annuncio su un giornale. Era il 2001 ed in quel periodo vidi le prime opere di Banksy, i ratti.
Lex
: Ho iniziato a 22 anni quando ero all’Università di Parigi in Erasmus. In quel periodo frequentavo amici che avevano degli atelier a Belleville, alcuni di loro dipingevano tele e pareti e decoravano oggetti usando gli stencil. Così imparai anch’io. Al mio ritorno a Roma iniziai a dipingere e, finita l’Università, a viaggiare. Nel 2001 incontrai in una stradina del centro di Roma -sten- e da lì iniziammo a dipingere insieme, ormai era diventata una necessità per entrambi imprimere le nostre opere sui muri della Capitale.

Come era il contesto italiano, o più specificamente romano, della street art quando avete iniziato?
-sten-&Lex: Nel 2001 il concetto di Street Art almeno in Italia non era ancora in uso quindi non avevamo molta coscienza di quello che facevamo. Nello stesso periodo a Roma c’erano gli stikers realizzati a stencil dei TTS JbRock, Diamond e Lucamaleonte, adesivi e stencil di Pane e gli stencil del Power Puff Girls. Il fenomeno più importante della street art in Italia di quel periodo è stato la nascita di Studio 14 in via Trinità dei Pellegrini 14 a Roma. Messo in piedi dalla pittrice e fotografa Pax Paloscia e dal fotografo Gabriele Stabile, di lì a poco grazie a Laura Lombardi lo studio si è aperto alla street art internazionale quando il fenomeno non aveva ancora il rilievo che ha oggi. Lì lavoravano gli stessi TTS e da lì sono passati street artist molto importanti oggi come Pisa 73, Evol, Ephameron, Logan Hicks, Lister, Mack Plackt, Jr, Abbominevole, Chris Stain e molti altri. Abbiamo avuto la fortuna di entrare in contatto con lo studio e di conoscere alcuni tra gli artisti che sarebbero poi diventati i più importanti street artists della scena mondiale. Il tutto a Roma.

Siete sempre stati interessati alla street art o è una cosa nata per caso?
-sten-&Lex
: No, prima non sapevamo cosa fosse perché non esisteva il concetto “street art”, non c’era materiale fotografico sul web. Il sito più importante di street art, WOOSTER COLLECTIVE (www.woostercollective.com) fu fondato proprio nel 2001. Sempre in quel periodo nasce il portale di stencil più importante in assoluto: Stencil Revolution www.stencilrevolution.com . La street art italiana nasce a Milano e non a caso nella lista degli artisti di Wooster Collective, immutata dalla fondazione del sito, appaiono solo nomi di artisti Milanesi come Abbominevole, Microbo e Bo130, Tv boy. Lo “Stencil graffiti” italiano, come lo intende lo scrittore inglese Tristan Manco, nasce in Italia nel 2001 con i nostri lavori.

foto di Franco Mapelli

Da che cosa derivano i nomi -sten- e Lex?
-sten-&Lex: Sono i diminutivi di Stephan e Alex, sono i nostri nomi di battesimo.

Come mai l’anonimato?
Lex: Per ragioni legali, per attitudine, per strategia di mercato. Sicuramente l’anonimato è un modo per far attirare l’attenzione su di sé. Pochi dei rappresentanti della street art, soprattutto in Italia, hanno mantenuto l’anonimato, si sono tolti la maschera e secondo me hanno perso la loro identità. Non a caso Blu, il più grande street artist di oggi, custodisce gelosamente la propria identità. Ogni persona ha un’idea diversa di chi siano Sten e Lex. La scoperta del mago di Oz è una delusione.

Che significa stencil?
-sten-&Lex: Significa stampo, matrice. È una tecnica di stampa artigianale e molto semplice da realizzare. Consiste nel ritagliare alcune sezioni della superficie del materiale scelto (ad esempio un foglio di carta) per formare il negativo dell’immagine che si vuole creare. Applicando della vernice sulla matrice, la forma ritagliata verrà impressionata sulla superficie, e il colore passerà solo attraverso le parti ritagliate.

Qual è la differenza tra stencil e graffitismo tradizionale?
-sten-&Lex: Lo stencil rientra nel graffitismo perché con graffito si intende qualsiasi segno si faccia sul muro a partire dai graffiti preistorici. Esiste piuttosto la differenza tra writing e street art: in modo molto generico il primo è lettere, il secondo è figura, ma questo non è sempre vero dato che la street art non ha codici e confini ancora delineati.

Come mai avete scelto proprio lo stencil?
-sten-&Lex: Per fare uno stencil non devi essere per forza un abile disegnatore, è più importante ricalcare bene il disegno ed essere precisi nel ritagliarlo. Potenzialmente tutti possono fare bene uno stencil se seguono queste istruzioni. Noi non siamo bravi disegnatori ma grazie alle tecniche d’oggi, utilizzando un‘immagine digitale si può creare il suo sosia analogico: si può così trasformare in materia un’opera che viene costruita al computer. Saper usare la tecnica dello stencil significa essere un buon artigiano ma devi andare oltre i tecnicismi per essere un artista. C’è chi poi ha fatto della tecnica un’arte, come ad esempio Lucamaleonte, che raggiunge picchi di realismo impressionante. Lo studio della tecnica è molto importante anche per noi, tuttavia non vogliamo sentirci prigionieri delle nostre abilità e ci piacerebbe che la gente cominciasse ad apprezzare i nostri lavori per ciò che esprimono e non per quanto sono precisi o realistici. Da alcuni anni infatti la nostra produzione artistica prevede imperfezioni e incompletezze, e ultimamente dipingiamo a mano poster di grandi dimensioni, tre quattro metri d’altezza, poster sporchi in bianco e nero dove il limite tra il figurativo e l’astratto è sempre più labile.

Potete spiegarci più specificatamente la vostra personale tecnica artistica? La “Hole School”?
Lex: Nel 2002 -sten- ha introdotto a livello internazionale l’utilizzo della mezzatinta nel ritagliare lo stencil. Questa tecnica ci ha permesso di differenziarci dagli altri stenciler e ci contraddistingue ancora adesso.
-sten-: Lo stencil di solito ha la particolarità di apparire come un timbro, poche chiazze nere che formano una figura. Più avanti è nato l’utilizzo di più layers per uno stesso stencil, più scale di grigio che sovrapposte rendono la figura sempre meno stilizzata e sempre più realistica. Utilizzando un solo layer l’immagine si scompone sia in puntini, pixel che in linee recuperando l’utilizzo della mezzatinta: ho chiamato questo modo di tagliare stencil “Hole School” scherzando con l’assonanza che si ha con “Old School”.

Qual è il vostro percorso artistico? Siete sempre stati affascinati dall’arte sin da piccoli?
-sten-&Lex: L’arte ci è sempre piaciuta e ci ha sempre affascinato ma siamo senz’ombra di dubbio autodidatta, tutto quello che facciamo è frutto di una ricerca personale e di un percorso fatto lontano dalle scuole d’arte o dagli istituti di design.

Il vostro stile personale è ben riconoscibile. Quanti anni di studio e pratica ci sono dietro la vostra ricerca stilistica?
Lex: Abbiamo iniziato nel 2001 quindi si tratta di 8 anni, studiamo e pratichiamo tuttora e siamo convinti che la maturità di un’artista si raggiunga un giorno prima di morire.

Chiari sono nelle vostre opere riferimenti al cinema, all’arte sacra, a personaggi anni 60 e 70. Ci spiegate meglio queste influenze?
-sten-: Ho iniziato con i b movies e questa è una scelta che fa la maggior parte delle persone che iniziano a ritagliare gli stencil. Quindi ho iniziato ritraendo il Tenente Colombo, Dirty Harry, Il buono, il brutto, il cattivo ed il mio primo stencil per strada raffigurava la bambina de La notte dei morti viventi di Romero. Partendo da personaggi cinematografici abbastanza conosciuti ho avuto poi un graduale rigetto verso la cultura pop. Ho iniziato a fare molta ricerca sul Web, ma soprattutto a Porta Portese tra le cartoline e i quotidiani fascisti e post bellici. Mi sono appassionato in particolar modo ai ritratti dei college degli anni 60 e 70. La cosa che mi colpiva di più era il loro sguardo che non era diretto all’obiettivo, il profilo a tre/quarti e l’aria sognante di quegli studenti. Uno dei miei primi stencil raffigura una Madonna col bambino in stile bizantino, un’icona russa. Quel tipo di iconografia mi piace molto e mi piace immaginare che la gente attribuisca a quell’icona lo stesso significato che le dà quando entra in chiesa. Una volta una signora si è fatta il segno della croce davanti alla mia Madonna. Vorrei un giorno creare un santuario in un piccolo angolo di Roma. Qualcosa di autentico dove chi voglia pregare possa farlo. La cultura figurativa cristiana ha raggiunto livelli espressivi artistici che non verranno più eguagliati. Sono stato affascinato dal potere spirituale di quelle immagini sin da bambino, a Roma non si possono ignorare certe immagini.

Anche la fotografia rientra in queste influenze? Le vostre opere sembrano ispirate molto ad essa…
Lex: La fotografia è uno dei passaggi che ci ha portato a personalizzare sempre più le nostre opere. Già da tempo sentivamo l’esigenza di cercare dei soggetti da ritrarre che riuscissero ad esprimere sentimenti e il periodo di ricerca fotografica è stato importante perché ci ha permesso di sperimentare, reinterpretare, umanizzare i nostri personaggi. Finalmente ci sentivamo liberi di far provare ai nostri personaggi non-famosi dei sentimenti. È il caso del poster dei due ragazzi che si abbracciano al Pigneto, diventato poi simbolo del quartiere. I due sconosciuti si sorreggono abbracciandosi ed esprimono in maniera neo-romantica la fine di un amore, destando nel pubblico sentimenti controversi.

Infatti, le vostre opere hanno un forte impatto emotivo e un chiaro gusto pop. Come scegliete i soggetti da raffigurare? Avete dei precisi criteri di scelta? Tecnica, estetica ed emozione sembrano sempre fusi insieme…
-sten-: Come ti dicevo, ultimamente scelgo volti di colletti bianchi degli anni 70. Figure imponenti dallo sguardo serio. In alcuni casi sembrano dei volti di nobili dell’’800. E poi questi ritratti di persone incravattate ed anonime spesso con pesanti montature per occhiali, per lo più uomini anziani. Cerco di eliminare col tempo il pop dai miei lavori. La scelta di persone anonime è il primo passo per uscire dal pop. I miei ultimi lavori rasentano l’astratto ed i tratti dei volti sono poco riconoscibili, per questo motivo chi li osserva da loro nomi di persone famose e conosciute e per questo possono sembrare pop ma non lo sono anche se la tecnica della mezzatinta contribuisce anch’essa a catalogarli così.
Lex
: I soggetti che ho scelto di rappresentare negli ultimi tempi sono tutti nati da reinterpretazioni di personaggi storici: attivisti, pacifisti, rivoluzionari. Credo che quello in cui viviamo, sia un periodo storico-socio-politico-culturale molto controverso e sento sempre più la necessità di ricorrere a personaggi che hanno cambiato o almeno hanno tentato di stravolgere il corso degli eventi. A questi,ovviamente, alterno i non-famosi che sono i protagonisti indiscussi del nostro tempo.

Da dove traete l’ispirazione?
-sten-&Lex: Ci ispiriamo a tutto ciò che in qualche modo attira il nostro sguardo la domenica mattina a Porta Portese e ciò che ricorda il passato, i libri e i giornali degli anni 60-0, copertine, illustrazioni e riviste.

Che rapporto avete con le vostre opere?
-sten-&Lex: Prima ce le leviamo di torno e meglio è. Abbiamo in casa opere di altri artisti ma non le nostre, quelle si possono trovare al nostro studio a via dei Piceni 1a a Roma.

Vi è mai capitato di ripudiare alcuni vostri lavori?
-sten-&Lex: Sì capita e siamo molto critici, molte cose che abbiamo fatto in passato le disconosciamo.

Il fatto che esse possano essere cancellate o che si possano corrompere che effetto vi fa?
-sten-&Lex: Se vengono cancellate ci spiace ma è da stimolo per fare altre. Invece se i poster si rovinano e si ammuffiscono ci piace seguire il loro percorso degenerativo. Anche i quadri diventano più belli se esposti alle intemperie non in salotto ma in giardino o in terrazzo. La carta dei poster si ingiallisce, raggrinzisce e ammuffisce diventando parte del muro. Gli stencil sbiadiscono e fanno proprie le rughe del muro: questo ci piace.

Come ci avete spiegato lo stencil è uno stampo, quindi una tecnica che può riprodurre una stessa opera più volte, ma non ci sembra che voi usufruiate di questa serialità, vero?
-sten-: La serialità è un concetto che sta sempre più scomparendo tra gli stencil artists a partire da Banksy. La ripetizione è sempre più rara. È un controsenso della tecnica. La ripetizione è uno di quei concetti pop che va scomparendo.

Ritenete le vostre opere completamente assorbite dal contesto urbano?
-sten-&Lex: È molto difficile che un opera di street art diventi parte armoniosa del paesaggio urbano. Alcune volte se l’azione è del tipo “site specific” ovvero pensata per quello spazio può diventarne parte ma in generale le dimensioni delle pareti in proporzione ai poster, la cromia ed il contrasto tra il poster e le pareti, lo stesso contenuto espresso, difficilmente raggiungono un armonia. Per raggiungere questa armonia studiamo in continuazione.

Avete mai avuto la sensazione di deturpare il contesto urbano? O vi muovete sempre nel massimo rispetto per l’ambiente in cui vai ad operare?
-sten-&Lex: La nostra arte è imposta e violenta, a parte le commissioni nessuno ci chiede di fare le nostre cose sul muro. Di questo siamo consapevoli. Non abbiamo la pretesa di decorare la città. Se avessimo il rispetto della città non faremmo quello che facciamo.

Che ne pensate del recente giro di vite del Governo, con inasprimento delle sanzioni, verso chi “imbratta” la città?
-sten-&Lex: È giusto punire chi viene sorpreso con la vernice in fragrante, con una multa ed il necessario alla pulizia del muro, nulla di più. Pena di morte con medaglia al valore per chi imbratta il Colosseo. Di sicuro esistono distinzioni tra chi utilizza lo spazio urbano come supporto per far vedere le proprie opere e chi lo usa in senso vandalico ma la questione è molto difficile da discutere. Ci sono pezzi di writers che sono intoccabili ed impunibili così come opere di street art che meriterebbero l’ergastolo.

Voi avete mai avuto problemi di questo genere? Siete mai stati colti in flagrante sul luogo del reato?
-sten-&Lex: No mai.

Qual è in Italia il grado di interesse delle Istituzioni e dell’opinione pubblica verso la street art?
-sten-&Lex: Le Istituzioni culturali si stanno interessando al fenomeno, a partire da Sgarbi. Il fatto è che si tratta di un interesse generalista e milanocentrico, e anche se il Capoluogo lombardo è la città pioniere della street art l’unica forma di street art che raggiunge la piena approvazione del popolo e delle istituzioni è quella che non si piega alle istituzioni, quella di Blu e di Banksy e di pochi altri.

Che significato ha per voi il muro, la città? E soprattutto che le vostre opere non hanno cornice ma si connettono direttamente al mondo reale? C’è un messaggio dietro tutto ciò?
-sten-&Lex: Dipingendo sui muri di una città partecipi, in qualche modo alla sua evoluzione, te ne appropri e gli interventi che apporti la cambiano solo in maniera temporanea. Solo una generazione romana si ricorderà di chi furono -sten- e Lex.

Dietro a tale scelta e a quella di mettere le vostre opere a portata di tutti non si cela una sorta di denuncia sociale al sistema istituzionale? Una denuncia a quella forma d’espressione artistica diventata aristocratica, lussuosa e frigida, lontana anni luce dalla gente comune?
Lex: Di sicuro può sembrare che sia così ma siamo entrambi parte del sistema istituzionale, non siamo, a malincuore, duri e puri. La carriera espositiva ci ha fatto entrare in contatto con gallerie di una certa sensibilità verso l’artista come Love and Dissent di Roma, ed in generale le gallerie di Londra ci hanno trattato dignitosamente. Le nostre opere per strada non sono per tutti, pochi le recepiscono, solo potenzialmente sono di tutti, non è nostra intenzione aprire la testa del Popolo, noi mettiamo in strada la nostra arte senza curarci troppo dello spettatore e dell’audience.

In un’intervista hai detto che la tua arte non ha alcuna pretesa politica: “Io non mi sento di esprimere malesseri globali, esprimo il mio piccolo mondo”. Non pensi però che il personale sia già di per sé politico? Mi spiego meglio: l’anonimato, il connettere la tua arte alla vita al mondo reale, il colpire lo sguardo del passante anche solo con emozioni che scaturiscono dalle tue opere, non sono già tentativi di filtrare un messaggio che in qualche modo è “contro”? Non dico che sia diretto o volontario, dico solo che forse un messaggio di denuncia verso un mondo ipocrita, iperveloce, ingessato e consumistico passa indirettamente… soltanto il soffermarsi per strada dinnanzi a un’opera artistica significa “prendersi tempo” e per questo far riflettere: riuscire in questo, secondo me, e far uscire l’arte dal basso e metterla alla portata di tutti (ricchi, poveri, disabili, clochard, studenti, perditempo) è impresa politica. Che ne pensi?
-sten-: Credo che ci sia un nobile pensiero dietro questa domanda ma noi non protestiamo. Noi esprimiamo noi stessi davanti a tutti. E lasciamo la libera interpretazione a chi osserva che sia politica, di protesta, d’amore, di odio o speranza, non abbiamo pretese di spiegare che significato abbiano le nostre opere, una volta che entrano in strada non ci appartengono più, appartengono alla città. Quest’arte è violenta e meno democratica dell’arte dei musei per alcuni versi. Se voglio andare al museo anche gratuitamente in alcuni casi scelgo di andare al museo, se la mattina mi affaccio alla finestra e vedo uno stencil sul muro ho anche il diritto di non accettare ciò che è stato fatto.

Oltre che all’ESC Atelier occupato di Roma, recentemente abbiamo ammirato le vostre opere esposte anche alla galleria romana Love and Dissent, e un vostro quadro esposto al MADRE di Napoli. Quante e quali mostre avete fatto?
-sten-&Lex: Abbiamo partecipato a 36 mostre, tra gallerie, musei e festival. Nel 2008 abbiamo partecipato a due dei più importanti festival di street art; il Can’s Festival di Londra ( festival di stencil) organizzato da e con la partecipazione di Banksy ed il Nuart Festival di Stavanger in Norvegia. Al Can’s Festival abbiamo realizzato lo stencil di una santa accanto ad un Buddha con il collo rotto realizzato di Banksy, la coincidenza ha voluto che quei due icone religiose si trovassero l’una accanto all’altra. Al Nuart abbiamo realizzato un poster dipinto a mano di 5 metri per 17 di larghezza, una scena dell’inferno di Dante, le anime che si avviano verso la barca di Caronte, ripreso da un incisione di G.Dorè. In quell’occasione hanno partecipato i più importanti nomi della street art internazionale: Blek Le Rat (FR), Dface (UK), Nick Walker (UK), Dotmasters (UK), Word To Mother (UK), Know Hope (ISR), Graffiti Research Lab (USA), Herakut (DE), Dolk (NO), Pøbel (NO), Chris Stain (NO), Zeus (UK), Eine (UK), Jimmy Cauty (UK).

Come mai avete deciso di usare anche canali ufficiali come le mostre?
Lex: Abbiamo preso questa decisione perchè la nostra speranza è quella di poter un giorno lavorare su commissioni di enti pubblici o privati, sulle facciate dei palazzi, cercando di snaturare il meno possibile quello che facciamo.

Non pensate però che il significato originario di street art in una mostra venga capovolto se non addirittura perso?
-sten-&Lex: Sicuramente. Ultimamente ci è capitato di lavorare più per quadri che per strada. Stiamo cercando un equilibrio tra strada e galleria e non è facile. La street art è solo per strada.

Avete mai eseguito lavori su commissione?
-sten-&Lex
: Si abbiamo già dipinto su esterni ed esterni di palazzi commissionati da enti sia pubblici che privati . Realizziamo anche quadri su commissione. Rispondiamo solo su mail: osteno@gmail.com lex.street.art@gmail.com

Che ne pensate del caso Banksy e soprattutto della sua arte?
-sten-Lex: Seguiamo i lavori di Banksy dagli inizi ed ormai conosciamo bene la sua arte. In realtà nell’ultimo periodo ciò che apprezziamo di più di lui non è più il suo messaggio di satira politica obbligatoria quanto la realizzazione stilistica dei suoi stencil spesso realizzati a pennello invece che a spray ed uno stile sporco, sgocciolante, e volutamente veloce, con l’utilizzo di colori pastello.

Le vostre opere artistiche vi fanno guadagnare qualche soldo?
-sten-&Lex: A periodi alterni, è molto faticoso, Roma in particolare al contrario di Milano è molto restia a questo genere d’arte. Vive di storia e le opere esposte ovunque sono datate al massimo anni ’60. Abbiamo scelto un percorso difficile, individualista ed indipendente, bordeline in una città che spesso ci ignora. Il prezzo che paghiamo per svincolarci dai lavori comuni è alto ma è quello che ci piace fare, continueremo finché cause maggiori non ci fermeranno. Per sopravvivere facciamo quadri, interni ed esterni di palazzi e quando serve lavoriamo al bar.

Roma si presta bene alle vostre esigenze artistiche? Quali quartieri avete marchiato con le vostre opere, quali si prestano meglio agli stencil e quali vorreste marchiare?
-sten-&Lex: Roma ha dei palazzi bellissimi e rovinati che si prestano bene al nostro lavoro. Come spiegavamo è molto difficile tovare un’armonia tra un muro e ciò che andrà sopra quel muro. Noi preferiamo pareti rovinate dal tempo, i nostri lavori sono sporchi e antichi, come se stessero lì da sempre. Roma ha avuto le nostre tracce quasi per intero, sia con stencil che poster. In particolare San Lorenzo. Al Pigneto, il poster dell’abbraccio è restato sull’isola pedonale per circa tre anni , è uno dei lavori che la gente ricorda di più, un simbolo. Trastevere, il centro, i parioli, Ostiense. Sono rimaste poche tracce da quando abbiamo smesso di utilizzare lo spray, i poster hanno una durata sicuramente minore della vernice, ma in compenso possiamo dipingere grandi formati -3-4m di altezza sulla carta. A stencil formati del genere in strada sono proibitivi. Il quartiere del futuro sarà Garbatella e le città del Sud Italia sarebbero ideali per i nostri lavori, città industriali oppure città dominate in passato da diversi popoli e diversi stili architettonici e pittorici,reagiscono in maniera più positiva alla nostra arte. All’estero probabilmente l’India,il nord Africa,l’Argentina e il sud America in generale,sarebbero per noi ideali.

In quali altre città avete fatto stencil?
-sten-&Lex: A Taranto, Barile in Basilicata, Napoli, Palermo, Venezia, Parigi, Londra, Barcellona, Stavanger.

Qual è lo scopo della street art?
-sten-&Lex: Il bello della street art è che non ha regole stilistiche o contenutistiche cui riferirsi. Facendo una ricerca si potrebbero individuare dei filoni in base ai contenuti o le tecniche ma nel complesso ogni street artist è diverso dall’altro . È una forma d’arte individualista che difficilmente comprende il concetto di crew, ci sono al massimo coppie che lavorano insieme come ad esempio Microbo e Bo130 che collaborano insieme ma hanno comunque uno stile ed un universo espressivo diverso tra loro. La street art non ha uno scopo, è un macro fenomeno che non ha una direzione, è composto di nomi di singoli che esprimono ciò che vogliono e come lo vogliono.

Pensi che la cristallizzazione del vostro metodo abbia creato una sorta di scena artistica? Sto pensando a Lucamaleonte…
-sten-: Io e Lex abbiamo iniziato insieme e abbiamo seguito un percorso stilistico comune, la maggior parte degli ultimi lavori li abbiamo realizzati insieme. Lucamaleonte ha uno stile che predilige lo stencil a più livelli, multilayer. Sovrappone fino ad 11 livelli, ed i suoi stencil sono iperrealisti. Io e Lex abbiamo seguito la strada dello stencil a due colori, bianco e nero e della mezzatinta, della Hole School, Lucamaleonte la strada dello stencil a più livelli. Nonostante ciò tutti e tre abbiamo deciso di seguire strade parallele che a volte si incrociano ed a volte si allontanano. Insieme organizziamo con Giacomo Nervegna ogni anno l’International Poster Art che è stata la prima rassegna al mondo di Poster Art di strada da quel momento la rassegna è stata copiata in Italia e all’estero. Artisti da tutto il mondo ci hanno spedito i loro poster e noi li abbiamo attaccati all’Esc Atelier Occupato di Roma. JR, Gaia, Abbominevole, L’Atlas, Bo130 e Microbo, Michael De Feo, Pure Evil e tanti tra i principali esponenti della street art internazionale hanno contribuito anno per anno ha far divenire l’International Poster Art uno degli eventi espositivi più importanti a livello internazionale.

Come è nata e come funziona la collaborazione con gli artisti succitati?
-sten- Abbiamo iniziato più o meno tutti e tre nello stesso periodo e con Lucamaleonte ci siamo conosciuti a Studio 14. Lucamaleonte è uno degli stencil artist più simati soprattutto per quanto riguarda la tecnica del multilayer. Siamo persone molto diverse tra noi ed il nostro equilibrio si bilancia proprio su questa diversità. Lo stare in contatto nello stesso studio è faticoso come una convivenza matrimoniale ma ci stimola e ci fa crescere giorno per giorno.Io, Lex ,Lucamaleonte condividiamo uno studio segreto in via dei Piceni 1 a San Lorenzo. Spesso collaboriamo insieme per organizzare piccole esposizioni nel nostro studio: l’ultima è stata lo mostra degli Artcock un collettivo romano molto interessante che attacca gigantografie di foto spesso rivistitando opere classiche del passato.

E dello studio aperto con Lex e lucamaleonte?
-sten-: Lo studio lo abbiamo preso da circa un anno. Ora condivide con noi lo spazio anche una pittrice Eugenia Lecca. Abbiamo dei tavoli su cui ritagliare gli stencil e delle pareti alte per dipingere sui poster, lo spazio è piccolo ma si adatta bene alle nostre esigenze. Lì vorremmo presentare periodicamente sia i nostri lavori che i lavori degli street artist che stimiamo.

Che ne pensate dell’arte, oggi?
-sten-&Lex: Molte opere delle opere contemporanee voglio sbalordire, se non sbalordisci non sei un’artista, se non sei pazzo non sei un artista, se non impicchi dei manichini non sei un’artista, se non smerdi il Papa non sei un’artista etc… sono poche le cose che ci piacciono

Ha sempre un valore sovversivo, oppure è soggiogata al potere, al lusso e al denaro?
-sten-&Lex: La sovversione è un mezzo per arrivare prima al danaro quindi la maggior parte degli artisti sono sovversivi, è diventata una strategia di mercato dove non è più possibile capire chi sovverte per un credo e chi lo fa per denaro.

La street art è cambiate in tutti questi anni? Come? Quale sarà la sua evoluzione? Riuscirà a sbarazzarsi dei pregiudizi?
-sten-&Lex: La street art è appena nata e non si sa che piega prenderà. Per ora ci sono artisti contemporanei come Blu, Banksy e JR che iniziano ad essere considerati gli artisti del contemporaneo. Per strada troveremo sempre più figure ed immagini e sempre meno lettere. Nei musei e nelle gallerie sempre più opere di street art. L’evoluzione è monitorata giorno per giorno su Wooster Collective. Per quanto ci riguarda -sten- e Lex non sono una moda, continueremo seriamente a lavorare sui muri.

Quali artisti contemporanei stimate?
-sten-&Lex: Quelli che abbiamo citato in questa intervista.

E quali invece del passato?
-sten-&Lex: Incisori e madonnari.

Quale pensate che sia la reazione dei cittadini alle vostre opere?
-sten-&Lex: Perlopiù indifferenza ma il nostro intento non è disturbare il passante, lo scopo è l’integrazione dei nostri lavori alle pareti della città. Poi ognuno interpreta a modo suo quel che facciamo, non vogliamo dare linee guida. Qualcuno sicuramente sarà rimasto colpito da qualche nostro lavoro, qualcuno non avrà capito il senso di quel che facciamo, qualcuno è indifferente, non abbiamo un controllo sul nostro pubblico.

Quali progetti avete in cantiere?
-sten-&Lex: In cantiere c’è la voglia di continuare su questa strada, di continuare a sperimentare la tecnica dello stencil e dei dipinti su poster, la continua ricerca di ritratti. Viaggeremo molto alla ricerca di luoghi abbandonati dove dipingere.

Lo stencil per sua natura è quasi la negazione della mercificazione dell’arte: è cancellabile, corruttibile e vulnerabile all’aggressione degli elementi naturali. Che sensazione vi provoca ciò?
-sten-&Lex: I nostri lavori sono pensati in base a queste condizioni, devono deteriorarsi, invecchiare scomparire, sono tracce che vivono per morire necessariamente. Siamo consapevoli della loro durata e quindi non ci turba vederli mutare o scomparire.

Che sensazione vi provoca fare stencil?
-sten-&Lex: È sempre una sorpresa perché dopo aver ritagliato non facciamo mai prove. Di sicuro è un lavoro che comporta concentrazione,precisione e attenzione,faticoso ma allo stesso tempo divertente. È l’unica cosa che vogliamo fare da grandi.

Proprio questa sua inevitabile precarietà, questa fragilità e debolezza, unita alla sua urgenza comunicativa, ancestrale e primigenia e al suo spirito libero, anarchico e anticanonico, rende oggi la street art un fenomeno elusivo, imperscrutabile e seducente e per questo innovativo. Tutto ciò, però, ne rappresenta simultaneamente la sua croce e la sua delizia.Ma io lascio che le cose passino e si sfiorino / Perché non sono in grado di comprenderle / Essere deboli in un mare verticale […] E improvvisamente ritornare primitivi”, così cantava Paolo Benvegnù ne Il mare verticale. Chissà che non si sia ispirato a un’opera di -sten- e Lex.